LETTURE E RACCONTI
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LA STELLINA BIRILÙ (VIDEO)
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LA POESIA DEL CORONAVIRUS
Scritta da Federico (7 anni) e da lafamigliachegira
La poesia del CORONAVIRUS
Ai tempi del Virus Corona,
la gente se ne stava speso in poltrona
non si poteva uscire di casa
perchè la terra di virus era invasa
I più fortunati stavano nei giardini
a salutare da lontano i vicini,
non ci si poteva stringere la mano,
nessuno era sicuro di essere sano.
Le scuole erano chiuse e vuoti erano i parchi,
ovunque erano appesi colorati archi.
Tra arcobaleni e messaggi di speranza,
ognuno pregava nella sua stanza.
Tutti speravano in un mondo migliore
con la fine di tutto quell’orrore.
Tutte le famiglie erano in isolamento,
per alcune era un vero tormento,
non si poteva nemmeno passeggiare,
se non per andare a comprare da mangiare.
Il Virus Corona faceva agli umani la guerra,
ma stava ripulendo la nostra terra.
Il finale ancora non lo abbiamo
perchè nel bel mezzo della guerra stiamo!
Facciamo tutti la nostra parte,
standocene a casa a giocare a carte,
oppure facciamo ciò che vogliamo,
ma da casa non ci muoviamo!
In questo modo presto questa guerra vinceremo
e tutti insieme festeggeremo.
IL GATTINO LUCA
Questa è la storia di un gattino di nome Luca, che viveva con la sua mamma e il suo papà, in una casetta piccola piccola, in una città piccola piccola.
Un giorno Luca si svegliò dopo aver fatto tanta nanna, e si guardò intorno per cercare la sua mamma. Ma la mamma non c’era.
Luca allora guardò in camera, ma la mamma non c’era. Guardò in bagno, ma la mamma non c’era. Guardò in cucina, ma la mamma non c’era. <Sarà fuori in giardino> si disse il gattino. Ma la mamma non c’era nemmeno lì. Luca allora decise di andarla a cercare.
Uscì dal cancello e incontrò un poliziotto tutto vestito di blu.
<Scusa – gli chiese – sono il gattino Luca, hai visto la mia mamma?>.
<No gattino Luca – rispose il poliziotto – mi spiace ma oggi non l’ho proprio vista. Prova a chiedere al negozio>.
E Luca andò al negozio, dove c’era una signora tutta vestita di rosso. <Scusa signora – disse Luca – hai visto la mia mamma?>.
<No mi spiace – rispose la signora – oggi proprio non l’ho vista. Prova a chiedere al ristorante>.
E Luca andò al ristorante, dove c’era un cuoco tutto vestito di bianco. <Scusa signor cuoco – chiese ancora Luca – hai visto la mia mamma>.
<Mi spiace ma oggi proprio non l’ho vista – rispose il cuoco – prova a guardare al parco>. Luca andò al parco dove c’erano tante mamme e tan- te nonne con i loro bimbi, e a tutte Luca chiese <Scusa, hai visto la mia mamma?>. Nessuno però l’aveva vista. Luca si accorse che ormai stava per diventare buio, e così decise di tornare a casa.
<Sicuramente il mio papà è ormai tornato – si disse – e lui lo saprà sicuramente dove è andata la mia mamma>.
E così Luca rifece tutta la strada all’incontrario. Attraversò il parco, passò davanti al ristorante, davanti al negozio, salutò il poliziotto, entrò nel giardino, aprì la porta di casa e…. sorpresa!!! Ad aspettarlo c’era la sua mamma!
<Luca – disse la mamma – dove sei stato tutto questo tempo? Ero preoccupata>.
<Ma mamma – rispose Luca – ero io che ero preoccupato, mi sono sve- gliato e non ti ho trovato!>.
La mamma scoppiò a ridere e disse: <te lo avevo detto che dovevo andare a lavorare, ma che poi sarei tornata!!!>.
<E’ vero – disse Luca dandosi una gran zampata sul musetto – me l’ero proprio dimenticato. E mi sono anche dimenticato di mangiare la pappa>. La mamma allora lo prese in braccio, lo portò a fare un bagno perché era tutto sporco e poi, ripulito e con un pigiamino fresco fresco, lo accompa- gnò a tavola, dove c’era il papà che li stava aspettando.
Mentre mangiavano la pappa, Luca raccontò a mamma e papà le avventure di quel giorno, poi finito tutto, la mamma e il papà lo accompagnarono a nanna e gli diedero il bacio della buona notte.
E Luca si addormentò sicuro che, al mattino, la mamma sarebbe stata lì con lui.
LA FATA NANNONA
C’era un volta, tanto tanto tempo fa in un paese lontano, una fata di nome Nannona.
Era piccola e delicata, i lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, ma soprattutto una bacchetta magica davvero speciale, tutta d’oro e d’argento, con la quale andava in giro per il mondo a portare la nanna ai bambini.
Con la sua bacchetta toccava delicatamente le spalle ai bimbi: “sono la fata Nannona – diceva in un sussurro – adesso ti tocco giù, e la nanna fai tu”.
A quel tempo però esisteva anche una strega cattiva, la strega Roberta, da sempre gelosa di Nannona.
Roberta voleva la bacchetta magica, la voleva disperatamente ed un brutto giorno escogitò un trucco per riuscire a rubarla.
Con una magia si trasformò in una bimba e poi aspettò l’arrivo di Nannona.
Quando la fata arrivò e fece per toccarle la spalla con la bacchetta, con una mossa velocissima la afferrò e poi svanì nel nulla, con uno sbuffo di fumo, portandosi via la bacchetta magica.
Nannona era disperata, adesso i bambini del mondo non avrebbero più potuto fare la nanna.
La fata piangeva e piangeva, pensando ad un modo per riprendersi la bacchetta.
Per fortuna, la sentirono due furbi topolini, Nino e Nina.
Uscirono dalla loro casetta e si fecero spiegare cos’era successo. Nannona, tra i singhiozzi, raccontò loro ogni cosa.
“Non ti preoccupare – dissero in coro Nino e Nina – ci penseremo noi”. E si avviarono verso il grigio castello della strega Roberta.
Qui arrivati, si nascosero in un buchetto nel muro e spiarono Roberta
che si pavoneggiava davanti ad uno specchio con la sua bella bacchetta rubata.
I due topolini aspettarono pazienti che Roberta si stancasse. Quando finalmente la strega decise che era ora di andare a mangiare, appoggiò la bacchetta su una cassapanca, sicura che nessuno l’avrebbe potuta prendere.
Ma i due furbi topini, quatti quatti e silenziosi come solo i topolini sanno essere, l’afferrarono veloci e scapparono via.
Quando Roberta, tra urla e schiamazzi, fulmini e fiamme, si accorse che la bacchetta era sparita, loro erano ormai lontani.
Tornarono così dalla fata Nannona che li accolse felice. “Eccoci qua – dissero – hai visto che tutto si è risolto?”.
E la fata, per ricompensarli, regalò loro una scorta di formaggio per un anno intero, e poi tornò a fare il suo giro nel mondo, per portare la nanna a tutti i bimbi stanchi.
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